Alla scoperta del pugno del Wing Chun, un movimento in apparenza semplice, ma che nasconde tanti concetti che vale la pena approfondire

di Sifu Furio Piccinini

Del pugno del Wing Chun si sono dette e si dicono tante cose, alcune vere, altre inventate o “ingrandite”, ma la realtà è che non c’è alcun bisogno di “indorare la pillola”. Pur trattandosi di uno dei movimenti che per primi vengono studiati dai praticanti, questo non significa che sia semplice da padroneggiare. Se poi non vi è un’adeguata conoscenza dei principi che regolano la disciplina, allora si rischia davvero di prendere sonore cantonate.

Le teorie che fanno da fondamenta al pugno sono poche, ma importantissime. Quando un principiante studia il pugno sotto la guida di un maestro, quest’ultimo gli propone spiegazioni semplici: si tratta di una necessità, vista la mancanza di esperienza dello studente, ma questi potrebbe essere tentato di considerarle come esaustive. E purtroppo è quel che spesso accade. Tanti sono i praticanti che smettono di studiare, magari perché convinti di saper già tutto quanto necessario per praticare un buon Wing Chun: la realtà è che si tratta di illusi, le cui competenze sono insufficienti.

Il perché del “sole”

La traslitterazione dal cantonese del nome del pugno del Wing Chun è Yat Jee Chung Choi. Come spesso succede nel Wing Chun, è nei nomi che vanno cercati i significati dei movimenti che pratichiamo e sono proprio i nomi a farci capire se un movimento viene eseguito in modo corretto. Nel caso del pugno occorre considerare quanto segue:

Questo è l’ideogramma che identifica il sole, la cui traduzione fonetica è appunto Yat. Perché proprio il sole? La spiegazione è semplice: il numero di linee orizzontali in questo ideogramma è tre, così come tre sono le nocche che devono essere usate nel pugno, a partire dal basso. Pertanto il trasferimento dell’impatto deve essere portato con le nocche di mignolo, anulare e medio. E perché proprio con queste? All’inizio di Siu Lim Tao il pugno, prima di essere sferrato, viene posto davanti al plesso solare, quindi nella zona del cuore: è evidente che lo sviluppo del colpo verso il volto comporta una traiettoria ascendente, che non può che scaricare la potenza sulle ultime nocche della mano, quelle più basse. Questo è uno dei motivo per cui esiste un vecchio detto che recita “Il pugno parte dal cuore”.

La figura mostra la relazione tra l’ideogramma del sole e il pugno del Wing Chun.

– Tutti gli ideogrammi in cinese vengono identificati foneticamente dalla parola Jee: è così per il pugno, ma anche per la posizione Yee Jee Kim Yeung Ma. Di fatto, i due ideogrammi accostati danno la frase “ideogramma del sole”, appunto Yat Jee.

– La linea centrale in cantonese è detta Chung see naturalmente è sfruttata anche dal pugno. L’aggettivo “centrale” è quello che ci interessa, quindi la parola Chung: di nuovo, parlando quindi di Yat Jee Chung stiamo definendo il “ideogramma del sole sulla centrale”.

– In cantonese spesso alcune parole si prestano a diversi significati, a seconda del contesto in cui vengono usate. È il caso per esempio di Kuene Choi: il primo, forse il più conosciuto, può essere tradotto come “pugno” o “pugilato”. Di solito è quest’ultima forma la più usata (per esempio in Wing Chun Kuen, ossia “pugilato del Wing Chun”). Choi identifica invece più precisamente il pugno, quale gesto di attacco. Alla luce di tutto ciò, possiamo completare il nome del pugno come Yat Jee Chung Choio Yat Jee Chung Kuen: le due forme sono intercambiabili e identificano il “pugno dell’ideogramma del sole sulla centrale”.

Nella comunità del Wing Chun per brevità si parla a volte semplicemente di “pugno del sole”.

Il significato

A cosa serve sapere queste cose? Molte persone liquideranno queste spiegazioni come inutili, sostenendo che non aiutano ad avere un pugno migliore. A costoro rispondo che non aiuta neppure allenare per anni un movimento sbagliato o incompleto, che è tale proprio perché manca una base teorica. Come sempre, per far bene una cosa serve teoria e pratica.

Alla luce di quanto spiegato, possiamo elencare le seguenti situazioni:

– Il pugno viene portato con le nocche di indice e medio. Errore da principianti, dovuto a una mancata analisi del movimento. A volte basta osservare i propri movimenti, come fossimo spettatori esterni, per rendersi conto di come andrebbe fatto un movimento e di come in effetti viene eseguito.

L’allenamento del pugno, in compagnia del GM Sam Lau.

– Allenando i “pugni a catena” le mani lavorano su due binari laterali. Anche questo è un errore accettabile da un principiante. Se si vuole usare il termine “pugno del Wing Chun”, perlomeno occorre avere la decenza di capire che i termini “linea centrale” fanno parte del nome della tecnica, come ho appena spiegato.

– Allenando i pugni si ha la tendenza a spingere l’avversario. È un problema dovuto alla mancanza di allenamento nel Fa Jing. Questa forma di esplosività è quel che serve infatti per trasformare un pugno con poco slancio in un’arma eccellente. Però va allenata e per farlo prima bisogna conoscerla.

– Al momento dell’impatto il braccio è teso (completamente o quasi). Questo è un classico problema che, oltre a introdurre un errore tecnico, espone anche il praticante a seri rischi. Un braccio teso comporta infatti un gomito al limite dell’estensione, vale a dire una situazione dalla quale è bene girare alla larga. Non dimenticate che esiste un principio fondante della disciplina che riguarda la posizione dei gomiti ed è nato proprio per mettere al riparo da questi rischi.

– Durante l’esecuzione di un pugno, la traiettoria va a “cadere” verso il basso. Un pugno portato in questo modo disperde un sacco di energia in una direzione inutile, ovvero verso il basso. Lo stesso discorso è valido per i pugni che vanno verso l’esterno.

La traiettoria del pugno del Wing Chun è quasi sempre ascendente.

– Le braccia molleggiano alla fine dell’esecuzione di un pugno. Per tanti anni si è detto che il Wing Chun è soprattutto cedevolezza, al punto che oggi molte scuole enfatizzano questo concetto anche quando non servirebbe, per esempio nel pugno. Ogni forma di movimento inutile è… inutile! Quindi, nell’ottica del Wing Chun, non andrebbe fatta.

– I pugni vengono allenati sempre lenti e “piatti”. Per imparare a martellare un chiodo in una trave di legno, studiereste davvero il movimento a rallentatore e senza potenza? Non ci credo. La verità è che se i movimenti come il pugno non vengono allenati in modo esplosivo, non ci saranno mai i presupposti per migliorare l’esecuzione. Per non parlare del Fa Jing…

Molte persone probabilmente penseranno “ma il mio pugno è ugualmente molto efficace, pur senza applicare queste norme”. La correttezza di qualunque cosa non si misura unicamente dal risultato che produce, ma è il frutto anche del percorso che si è seguito. Come disse una volta il GM Sam Lau: “Puoi essere il migliore in qualcosa, ma se è sbagliato, sarai sempre il migliore in qualcosa che resta sbagliato”.

Piantare un chiodo nell’avversario

Durante uno degli ultimi viaggi a Hong Kong abbiamo avuto il piacere di stare a contatto con molti degli allievi di prima generazione di Ip Man, poiché stavamo conducendo delle interviste insieme a una nota rivista. Parlando di “vecchi tempi”, i Maestri ricordavano come all’inizio il pugno (Yat Jee Chung Choi) venisse portato con la sola nocca del mignolo.

Tutti i Maestri furono concordi nel raccontare la stessa versione: “quando colpisci non devi pensare di dare un pugno, bensì di piantare un chiodo nel tuo avversario”.

Questa tecnica, però, richiedeva un maggior condizionamento della mano, dato che concentrando la potenza su una sola nocca si rischiavano più infortuni.

Oggi la quasi totalità dei Maestri insegna la versione descritta in questo articolo, vale a dire con la potenza scaricata su due o tre nocche.

I punti di impatto del pugno: anticamente si usava considerare la sola nocca del mignolo per colpire, identificata dal colore rosso.

Ai praticanti di Wing Chun che leggono, faccio una proposta. Chiedete al vostro maestro di spiegarvi il pugno e tendete bene le orecchie: se la spiegazione tarda ad arrivare, è incompleta, o viene liquidata con un “pensa a colpire, poi capirai”, forse è meglio rivolgere le vostre attenzioni alla ricerca di un maestro più qualificato.


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